Non so se il SI Fest di Savignano sul Rubicone sia stato il pretesto per scattare il sesto Within o viceversa, ma tant'è: ho portato a casa un altro ritratto e incontrato quei pazzi romagnoli che non vedevo da tempo. Di nuovo un uomo, di nuovo un fotografo: Giorgio Fochesato. Come sempre accade, scrivo dell'esperienza prima di vedere le foto, sulle quali poserò gli occhi tra un paio di giorni.
Non conoscevo Giorgio di persona, cosa che nelle nostre intenzioni avrebbe costituito un dato interessante: avevamo deciso di non parlarci prima di scattare, per mantenere una sorta di tensione curiosa nell'avvicinamento del ritratto. Purtroppo sono stata vittima del più incredibile degli imprevisti, ovvero la batteria dell'analogica che mi ha abbandonato appena caricato il rullino. Il progetto è tutto in pellicola e ho preferito non scattare in digitale nonostante la disponibilità di alternative in tal senso. Abbiamo quindi atteso che aprisse il negozio di fotografia per acquistare la batteria; a quel punto non spiccicare parola per tre ore sarebbe stato un po' eccessivo. E' finita che ci siamo raccontati un sacco di cose e col senno di poi credo che sia stato meglio così. Giorgio non è tanto timido, quanto chiuso. Sembra una contraddizione, ma in realtà non lo è: ha un modo di porsi gioviale e spiritoso, ma una volta giunti al citofono di casa sua non ti apre se gli dici semplicemente "sono io". Fai prima ad appoggiare una scala al muro e tentare l'entrata dalla finestra. Abbiamo scelto un set naturalistico, sotto un ponte in mezzo al verde, con l'insolito contrasto di alcune grosse casse nere contenenti, presumibilmente, materiale elettrico. Come sono poi andate le cose rimane tra noi; qui dico solo che il momento in cui mi ha, per così dire, aperto la porta principale non sarà durato più di quindici secondi - il tempo di due o tre scatti, su circa quarantacinque minuti di shooting. Una volta finito, abbiamo entrambi avvertito una sensazione di pace, mista a una strana stanchezza emotiva che si scaricava ora anche sul corpo. Se il terreno non fosse stato così melmoso, mi sarei volentieri sdraiata sul prato a godermi il contatto con la natura. E' stata una sessione molto piacevole, in cui il silenzio ha creato dialoghi interessanti.
Qui la sua versione.
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