La prima volta non si scorda mai, ma in musica si chiede sempre il bis. Dopo Roma, ascolto di nuovo Cesare Picco suonare al buio completo, stavolta a Firenze.
Per quella mezz'ora di totale oscurità ho di nuovo gli occhi spalancati. Senza altri contorni che mi distraggano, posso vedere le linee delle mie suggestioni. Il pensiero finalmente tace, anestetizzato dalla musica.
Siamo tutti qui, ma è come se non ci fosse nessuno. Cesare parla con ognuno di noi, moltitudine e individui simultaneamente. Non c'è tempo nè luogo, non ci sono corpi nè materia. Le corde risuonano dentro e fuori, liquefacendo il sentire.
Lentamente si riaccendono le luci sul palco. Le sagome del pianoforte e di chi lo sta facendo vivere emergono come una stampa a bagno nello sviluppo. Ora ho una fotografia di Firenze che nessuno ha mai visto.
Cose che accadono al buio.
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