L'ultimo banco, territorio del sotterfugio e del casino.
L'ultima fila in pullman, seduta più ambita nelle gite scolastiche.
L'ultimo giorno di scuola, cuscinetto tra il colpo di reni finale e la libertà.
L'ultimo anno di università, soglia di una vita che presto cambierà in tutto.
L'ultima sigaretta che ha accompagnato un dolore.
L'ultimo respiro che è la morte, già intravista così spesso tempo prima nei picchi più alti dell'arte.
L'ultima volta che hai visto chi ami, così piena di bellezza che non osi sfiorarla per non romperla.
In tutto ciò che è ultimo c'è un senso di desiderio. Un elastico che tira di qua e di là, dibattendo le sorti di presenti vicinissimi e indissolubili. Malinconia e smania, paura ed entusiasmo, conforto e ignoto.
Questa in cui scrivo è l'ultima ora dei miei trentatrè anni. Mi sento dentro tutta l'energia delle ultime cose, e non mi preoccupo delle prime a venire. Anche se spesso mi sento ultima, a rincorrere quello che non capisco e che credo di volere, io sono qui e ora. A ricordarmi che l'ultim'ora è quella delle notizie appena battute, delle cose colte da poco. Fresche ed eterne nel presente.
Le tue parole sono pietre di poesia tirate contro le emozioni. Forse c'è già una musica...
RispondiEliminaHarry Haller