Ho l'iPhone da qualche mese. Con esso è rinata una parte della mia fotografia che avevo accantonato, o forse mai esplorato. Inutile parlare delle infinite possibilità che questo apparecchio dà, ma ce n'è una che ho scoperto da pochi giorni e sulla quale vorrei spendere due parole.
Si tratta di un'applicazione di nome Rando. Funziona così: scatti una foto, che è sempre e solo tonda - dunque immediatamente riconoscibile. Non ci sono filtri come su Instagram, solo uno leggero già incorporato direttamente nello scatto. L'effetto è quello di una pellicola colore non particolarmente contrastata. Dopo aver scattato la foto la invii. Dove? Lo sai, ma non lo sai. Nell'etere, certo, ma a una sola persona nel mondo, scelta a caso dall'algoritmo dell'applicazione. Questo tizio/a non sa niente di te, se non da dove mandi la foto. Non può commentare, taggare, mettere "mi piace", contattarti. Nulla. Solo guardare l'immagine e decidere se mantenerla nella propria collezione di foto "rando" oppure cancellarla, o eventualmente segnalarla come inopportuna. Un po' di tempo dopo il tuo invio, ricevi a tua volta una foto da un'altra persona. Così, random.
A volte sono foto inutili (vedi tastiere di pc e tutto ciò che è assimilabile al "proviamo a vedere come funziona"), altre sono interessanti. Immagino che con il diffondersi dell'applicazione, la prima tipologia andrà a scemare. Il bello è che non sono mai foto carine, compiacenti. Chi scatta rando non cerca di fare una bella foto. Perchè? Perchè vuole solo fare una foto, e questo allontana immediatamente dal discorso estetico. E' molto più importante cosa stai fotografando che come. Provare per credere.
Innanzitutto consideriamo l'inquadratura: scattare un cerchio è tutta un'altra cosa rispetto a un rettangolo o un quadrato. Come fosse il mirino di un'arma, focalizza l'attenzione su qualcosa di specifico. Non si è portati a includere più del necessario, e questo spesso è un bene. Less is more, e qui è già l'inquadratura a suggerirtelo. E poi non so, nell'inquadratura circolare c'è qualcosa che rimanda allo spioncino, al buco della serratura. Guardare una foto rando, per di più sapendo in quale parte del mondo sia stata scattata, è un po' come sbirciare qualcosa di vagamente misterioso. C'è un certo sapore voyeuristico, secondo me. Sei proprio portato a chiederti cos'altro ci sia intorno che ti è stato celato. Molto interessante. Perchè se questo discorso dell'escludere dall'inquadratura è proprio di qualsiasi fotografia, qui risulta evidente perchè una foto tonda è qualcosa di inusuale e desta attenzione per forza di cose.
In secondo luogo, l'idea di condividere qualcosa senza che il discorso diventi per forza di cose social è qualcosa d'inedito, di questi tempi. Diventa come un dialogo anonimo istantaneo e unilaterale. Roba strana. Soprattutto manca uno scopo. Non ottieni follower, feedback o altro. Immagine pura. Qualcosa che si è ormai perso. Di quella persona ti è dato sapere solo quello, di vedere un frammento del suo mondo e poi basta. Se si scatta con questo approccio, la foto può diventare un messaggio più forte di quanto spesso avvenga. Come in tutte le cose, dipende da come le si fa. I risultati sono i più disparati, e proprio la curiosità di vedere i propri e quelli degli altri induce sia a scattare per ricevere che a ricevere per scattare ancora. Perchè più scatti più vedi che anche tu cambi in quello che vuoi dire. Tutto è immediato, e allo stesso tempo pieno di letture.
Altro aspetto importante: ti limiti a guardare una foto. Non sei influenzato dall'identità del mittente e non ti è richiesto alcun giudizio. Ecco allora che la fruizione si addensa, perchè hai solo quel tondo su cui concentrarti. Ti piace? Non ti piace? Perchè? Cosa ti cattura? Cosa ti respinge? Se stai guardando quell'unica foto, non puoi non pensarci. Soprattutto perchè siamo abituati a dedicare un secondo o due a un'immagine prima di passare a quella successiva, presi dentro a un sistema a dir poco bulimico. E invece lì hai solo quella, finchè non decidi di chiudere l'applicazione. Ti dai il tempo che occorre(rebbe).
Rando è come una vecchia cassetta delle lettere. Pur essendo digitale, ha in sè qualcosa di analogico. Non ha orpelli, solo un tasto rosso e dei piccoli pallini per segnalarti le foto in arrivo. Tutto è ridotto all'osso, eppure ciò che deve arriva. La semplicità vince sempre, e cattura in modi inaspettati.
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