Ieri sono stata su fino alle 4.30, perchè nel pomeriggio avevo ritirato i provini del Within #7 e a tarda notte mi sono dedicata a una delle mie operazioni preferite in assoluto: seduta sul lettone con della buona musica, dispongo tutte le foto e faccio la mia selezione. In questo caso, su tre rulli scattati tutta la vera "ciccia" stava nel secondo. Ora, io sono estremamente severa nel giudicare le mie foto, ma tra quelle ne ho tirate fuori ben 3+3 buone. Sei? Non proprio. Perchè tre sono molto simili tra loro e sono state scattate a pochi secondi l'una dall'altra, eppure raccontano tre cose diverse. Fra queste tre c'è la mia scelta: è sfocata e anche leggermente mossa. Tutte le altre foto sono tecnicamente giuste e questa è l'unica sbagliatina. Forse è per questo che l'ho scelta? Può essere, perchè in realtà con l' "errore" si è amplificata la tensione emozionale della foto. Per me questa foto si muove. Viene verso di me, in quegli occhi c'è qualcosa di indecifrabile: è la luce che segue un sorriso, ma non è neanche un sorriso che muore. E' vibrazione, è un dentro che esce: per questo l'ho scelta. E anche perchè lui non guardava in macchina, ma l'altro mio occhio libero dal mirino.
Faccio un'eccezione alla regola per cui tutti i Within/Dentro sarebbero stati pubblicati insieme e a tempo debito, ma mi sento di condividere adesso e qua dentro il piacere di guardare questo ritratto, che forse mi avrà già stancato fra tre giorni, ma ora mi pare uno dei migliori che abbia fatto.
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