Domenica 11 settembre mi trovo in una camera d'albergo a Cesena. Come di consueto, mi sveglio con una musica in testa e questa volta si tratta di Rain dei Beatles. Prima di truccarmi indosso le cuffie e accendo l'iPod in riproduzione casuale, con l'intenzione di ascoltare quella canzone più tardi. 2 Gb di musica, con una probabilità su oltre 200 che quel pezzo suoni. Alle prime note riconosco Rain e rimango immobile di fronte allo specchio a chiedermi come sia possibile che me la sia "chiamata" in quel modo.
Questa mattina apro gli occhi nella mia casa romana e subito inizia a suonarmi in testa Occhiali rotti di Samuele Bersani. Sollevo lo schermo del Mac, attacco le cuffie senza fili, faccio partire iTunes, sempre in riproduzione casuale, e vado a mettere su la colazione. Finisce l'ultimo brano di ieri sera e, tempo trenta secondi, inizia Occhiali rotti. Ok i 2 Gb dell'iPod, ma sul Mac ho veramente migliaia di brani musicali: com'è possibile che fra tutte sia partita proprio quella canzone?
Mentre bevo il caffè mi viene da fare una riflessione forse poco lucida vista l'ora, però mi chiedo: non è che questo mio "chiamare" certi brani musicali - ho fatto questi due esempi perchè più recenti e relativamente ravvicinati, ma non sono certo le prime volte che mi capita - ha qualcosa a che fare con l'energia del pensiero? Io sono un tipo mediamente fatalista, nel senso che per certi versi credo che esista qualche forma di attività cosciente all'interno delle nostre vite da parte di quello che possiamo chiamare caso - qua dentro il concetto di Dio non ha i documenti in regola per circolare - ma onestamente non ho mai letto nulla in materia, nonostante essa sia stata oggetto di studio un po' in tutte le salse. Penso però che le convinzioni che abbiamo finiscano spesso per influenzare gli eventi e questa mattina, mentre ancora incredula ascoltavo Occhiali rotti, ho provato ad allargare il ragionamento: se iniziassi a "chiamare" davvero quello che dico di volere, probabilmente prima o poi mi arriverebbe. Il mio problema è che in realtà continuo ad attrarre l'esatto contrario, perchè sotto sotto non credo veramente nella possibilità che possa accadere ciò cui aspiro. Nel momento in cui imparerò a sconfiggere la paura di realizzarmi e perderò l'abitudine di dirmi di no, sarò anche in grado mixare col pensiero come una provetta Mind.eejay.
Jung l'avrebbe chiamata sincronicità...e la conclusione del tuo post è condivisa e teorizzata da molte pratiche di integrazione corpo-mente.
RispondiEliminaA me succede ultimamente con i libri, li penso e li trovo sulle bancarelle dell'usato.
Ora che mi ci fai pensare io un libro intitolato proprio "Sincronicità" l'ho anche già letto... e anche a me succede che mi "caschino" certi libri tra le mani senza che li stia cercando in quel momento...
RispondiEliminadire che in questo blog non c'è posto per concetti come quello di Dio e poi fare un post sulla sincronicità è un pò una contraddizione (anche più di un pò)... secondo me per spiegare quel tipo di fenomeno che ti succede con i libri o con la musica, sarebbe più appropriato parlare di una sorta di effetto placebo..
RispondiEliminala sincronicità è una teoria che non è mai stata provata, e questo non toglie certo valore al concetto, ma da questo punto di vista può essere accostato al concetto di Dio. Ho scritto apposta "una sorta di effetto placebo", ma possiamo anche chiamarla proiezione se ti va. In pratica, quando pensi intensamente ad una persona, ad esempio, e poco dopo ricevi una telefonata che ne porta notizie, è un semplice avvenimento che, se non fosse per l'attenzione che gli rivolgiamo (attenzione che nasce dal bisogno conscio o inconscio di appagare una sensazione, un'emozione proiettata su quell'avvenimento) avrebbe esattamente la stessa importanza di un qualsiasi altro evento che non avremmo problemi a catalogare come "insignificante"
RispondiEliminaDio e sincronicità possono benissimo essere indipendenti fra loro: la sincronicità ha come radice il concetto di destino, non quello di divinità. Vedo ancora meno connessione con l'effetto placebo, se voi puoi provare a spiegarti meglio. E anche firmarti.
RispondiEliminaScusa, ma non ho capito. La cosa che stupisce se ci chiama qualcuno che abbiamo appena pensato non deriva da quanta attenzione rivolgiamo a quell'avvenimento, ma dal fatto che è singolare che l'avvenimento abbia seguito temporalmente un pensiero ben preciso.
RispondiEliminanon me la cavo bene con le conversazioni virtuali.. data anche la complessità dell'argomento..
RispondiEliminase sei a milano magari provo a spiegartelo di persona..
dovresti sapere che sono a roma...
RispondiEliminaquando succede anche a me...è panico...le coincidenze mi terrorizzano e, negli ultimi tempi...
RispondiElimina"Nel momento in cui imparerò a sconfiggere la paura di realizzarmi e perderò l'abitudine di dirmi di no, sarò anche in grado mixare col pensiero come una provetta Mind.eejay."
per me, potrebbe diventare un mantra :)
Anonimo (che brutto!!),
RispondiEliminami può andare bene il concetto di "effetto placebo" applicato ad una telefonata da parte di qualcuno che hai pensato più o meno intensamente qualche minuto prima: in questo caso l'avvenimento assume una rilevanza maggiore proprio perchè suona "strano" che abbia chiamato proprio quella persona e ne si vede la facile correlazione con il fatto che l'abbiamo pensata poco tempo prima. Ma non è sufficiente: andrebbe contemplata anche la frequenza con cui normalmente si sente quella persona, cosa abbia scaturito il ricordo di quella persona (nuovi amici comuni, situazioni nuove che si sono verificate recentemente)...
Qui però si parla di una serie di coincidenze (musicali) che sono quantomeno strane, non ti pare? Ok, volendo si può fare le pulci all'algoritmo di scelta del brano casuale, ma cos'altro? 2 GB di musica sono circa un migliaio di canzoni...la probabilità di "indovinarla" devo dire che lascia piuttosto di sasso!!
Chiudendo, si può provare a dare una spiegazione razionale a tutto...però penso che a volte anche l'apparente "magia" legata a situazioni del genere si possa lasciare così com'è...ingabbiarla in un concetto razionale ne svilisce l'evento, che a mio modo di vedere resta comunque stra-ordinario.
Per rispondere a Francesco, pensa che invece a me piace moltissimo quando succedono queste coincidenze: mi sembra un po' come trovarmi per un istante brevissimo faccia a faccia con una sorta di entità beffarda (il caso, per me) che ogni tanto si diverte a fare capolino nelle nostre vite :-)
RispondiEliminaAlbi, sebbene Anonimo non si sia identificato, da quel "virtuali" penso di aver capito di chi si tratti - del resto non ha molto l'abitudine di rispondere.
Venendo al tuo commento, penso che se anche non ti fossi firmato, alla parola "algoritmo" avrei senz'altro capito che eri tu ;-) SOno d'accordo sul discorso "magia" irrazionale, è un po' quello che dicevo anche a Francesco.
"Chiudendo, si può provare a dare una spiegazione razionale a tutto...però penso che a volte anche l'apparente "magia" legata a situazioni del genere si possa lasciare così com'è...ingabbiarla in un concetto razionale ne svilisce l'evento, che a mio modo di vedere resta comunque stra-ordinario." Alberto
RispondiEliminaRispondo ad Alberto, perchè trovo stimolante la sua affermazione...
non avremo mai una scelta riguardo al fatto di considerare un qualsiasi evento come razionale o meno... forse (e ripeto forse) ce l'avevamo in un determinato periodo del passato, molto passato... ma è da un bel pò che non abbiamo più questo enorme privilegio. ci resta solo la presuntuosa illusione di poterlo fare, ovvero di poter andare oltre la razionalità nel relazionarci al mondo che ci circonda. ma, secondo me, la nostra percezione (già per natura limitata) "relativamente moderna" è esageratamente compromessa da una serie di concetti "standard", irrimediabilmente radicati nel mondo culturale/sociale, intellettuale e soprattutto sensoriale/emotivo. Lo stesso "lasciare così com'è l'apparente magia" è un esempio perfetto di concetto standard. Come la famosa empatia (un post su questo argomento non sarebbe male) è un esempio perfetto di presuntuosa illusione... La gabbia di cui parli esiste, ma non la creo io o qualsiasi altra persona che è d'accordo con quello che sto dicendo... la gabbia è il tuo corpo, la tua percezione, è qualcosa che non puoi controllare, è parte di te e soprattutto non è una gabbia...
diventa gabbia e assume un'accezione negativa solo di fronte alla presunzione di poter vivere e sentire al di fuori di essa... penso che l'approccio "migliore" (potrei poi fornire ulteriori argomentazioni su cosa intendo per migliore, sempre che interessi..) sia semplicemente godersi la bellezza delle cose che ci circondano, nei limiti della nostra percezione, di cui la razionalità è una degna rappresentante, senza stare a cercare la "magia" che dovrebbe nascondersi dietro. non è un caso il fatto che siamo gli unici esseri "presuntuosi" su questo pianeta...
p.s. ovviamente la discussione potrebbe andare avanti per ore, e spero che succeda, perchè i risvolti e i collegamenti possibili sono numerossimi...
Scusate per il ritardo (ho letto solo 10 minuti fa le risposte) e per la mancata firma...
anche se, a quanto pare la nostra stella non ha bisogno di firme per capire di chi si tratti.
Donato
Ho capito il tuo punto di vista, anche se credo che andrebbe sviluppato a voce - sono sempre più convinta che al virtuale dovrebbero competere più che altro lo spunto e la sintesi, lasciando poi l'analisi a un eventuale confronto "a tavola rotonda". Tra un paio di settimane salgo a MI - non so come sia messo Alberto (che tra l'altro è mio fratello!) - ma magari possiamo continuare davanti a un risutìn :-)
RispondiElimina"La cosa migliore è semplicemente godersi la bellezza delle cose che ci circondano"...
RispondiEliminaBeh, chiamala "magia", chiamala "meravigliosa casualità", ma è sempre quello che ci lascia con la bocca spalancata: quella canzone, quella mattina, suonava "magica".