Da circa un mese cammino in una zona sismica. Saltello da una placca all'altra con agilità sconosciuta e guardo gli edifici rovinare a distanza di sicurezza, finchè all'improvviso avverto un sibilo sospetto alle mie spalle. Provo a schivare quel detrito, ma non riesco ugualmente a evitare di graffiarmi. Mi fermo un momento per radunare i pensieri più preziosi da portare con me nel nuovo anno, casomai ci fossero altri crolli imprevisti dalle mie parti, e faccio la valigia della mente.
Prendo i ritratti del progetto Within e li dispongo per bene sul fondo, perchè sono quelli che vorrò vedere per ultimi quand'anche tutto il resto venisse portato via, a ricordarmi che sono stata capace di trasferire me stessa in qualcos'altro.
Sopra ci metto la gioia per il mio nuovo incarico lavorativo in Brand Image, che mi sono guadagnata con tenacia dopo quasi sette anni di Marketing: é un indumento bianco, ancora tutto da cucire, e reca solo l'imbastitura della fiducia istintiva accordatami dal mio futuro capo, che mi ha fortemente voluto tra i suoi.
Mi volto a guardare le amicizie, prelevando per prime dal mazzo le carte che a ogni partita mi capitano tra le mani facendomi capire il senso del giocare. Pesco poi le persone che mi sono d'ispirazione con il loro spirito non convenzionale e quelle che mi stanno aiutando a sentire Roma un po' meno come un letto di chiodi. Alcuni di quelli che in valigia ci stanno già li lascio lì dove sono, promuovendoli perchè il loro posto continuano a meritarselo ogni giorno; altri invece si renderanno conto di essere rimasti indietro perchè non mi ritroveranno tra i banchi quando torneranno in classe.
Porto con me la musica tutta, i biglietti lasciati dai miei genitori sul tavolo della cucina prima di partire e un filo di lucine da mettere in casa per accendere il tempo delle cose che mi arricchiscono davvero e spegnere quello perso in ciò che sembra erroneamente necessario.
Nella valigia della mente metto anche le due sceneggiature comprate a New York, perchè mi siano d'esempio per quella che scriverò nei prossimi mesi al corso.
Riservo una tasca esterna al rispetto per me stessa, in modo che sia sempre a portata di mano casomai qualcuno mi rubasse la chiave del lucchetto che chiude la borsa.
E siccome la Stelassa è tutto quello che non sa ancora di essere, aggiungo nel bagaglio anche una scatola vuota, dove mettere me stessa qualora volessi dimenticarmi per un momento di quello che sono già.
daje!
RispondiEliminaBe', ad infinita dimenticanza e distanza, e non perché io sia a NY, molti auguri per tutto ciò in cui credi.
RispondiEliminaGrazie F., un abbraccio.
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