martedì 23 marzo 2010

Amy Arbus quote

"When I ask to photograph someone, it is because I love the way they look and I think I make that clear. I'm paying them a tremendous compliment. What I'm saying is, I want to take you home with me and look at you for the rest of my life"

(Amy Arbus)

domenica 14 marzo 2010

Orvieto - L'incontro perfetto



Questa città per me è sempre stata legata a ricordi di un non recente passato. Ci sono stata più di una volta, ma è stato come se fosse la prima. Non l'ho riconosciuta per come l'avevo percorsa a quei tempi, forse anche perchè in quest'occasione l'ho vissuta in modo sostanzialmente diverso, sia quanto agli aspetti logistici che sotto il profilo personale. La sua geografia mi è risultata del tutto inedita, a parte qualche fotogramma rimasto impresso da qualche parte nella mia memoria.
Prima sera, venerdì. Dopo cena, m'incammino per le vie della città verso il posto che più di tutti mi mancava: il meraviglioso, unico e inimitabile Duomo. C'è un'aria piuttosto fredda, le strade sono per così dire animate dal vociare di qualche gruppetto di giovanotti qua e là che non hanno il pudore di nascondere la meticolosa radiografia che mi fanno quando li oltrepasso. Le sole ragazze che vedo in giro sono tutte radunate al Caffè "Clan Destino". Le luci gialle dei lampioni creano la ben nota atmosfera pittoresca tipica dei borghi medievali di cui il nostro (disgraziato) Paese è colmo. Arrivo in piazza del Duomo ed è completamente deserta. Sulla sinistra una meravigliosa 2 Cavalli arancione, alla mia destra la maestosa cattedrale illuminata con discrezione. Cammino sui sampietrini rossi e neri che formano motivi triangolari e immediatamente vi riconosco una delle prime fotografie che avevo a suo tempo scattato con la mia compattina. Mi volto verso il fondo della piazza per scorgere un uomo all'interno di un bar, intento a giocare al flipper, anche lui solo. Mi soffermo un momento a pensare al tipo di vita che le persone del luogo conducono, mentre salendo gli scalini del Duomo mi avvicino alla grande porta centrale in bronzo. Ogni volta che lo visito rimango sbalordita dalla ricchezza delle decorazioni, che impreziosiscono letteralmente ogni centimetro quadrato di quel capolavoro di architettura. In quel silenzio irreale sono solo io davanti alla sua magnificenza. Come a volermi presentare in quell'incontro a due, vado a sfiorare con le dita gli smalti delle tesserine che disegnano i suoi splendidi mosaici. Sono minuscole, lisce, lucide, pulite, brillanti e formano geometrie perfette. E' una decorazione semplicemente incredibile. Alzo la testa e sento tutto il peso visivo di quel monumento. Mi piace che mi sovrasti, che mi dia quasi una sensazione di prepotente soffocamento. Come due amanti sconosciuti, ci lasciamo dopo questa ideale contemplazione reciproca, senza dirci nulla. E' un incontro perfetto.

sabato 6 marzo 2010

Il bisogno di uova



"Dopodichè si fece molto tardi, dovevamo scappare tutt'e due. Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto di che donna fantastica era, e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete, quella dove uno va da uno psichiatra e dice: "Dottore, mio fratello è pazzo: crede di essere una gallina". E il dottore gli dice: "Perchè non lo interna?" E quello risponde: "E poi a me le uova chi me le fa?".
Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali. E pazzi. E assurdi. Ma credo che continuino perchè la maggior parte di noi ha bisogno di uova".

(Woody Allen, "Io e Annie", 1977)