lunedì 26 agosto 2013

M.

Non scattavo un ritratto da più di un anno. Intendo uno di quelli che lo proponi al soggetto, ti metti d'accordo e ti dai appuntamento il tal giorno alla tal ora. E' stato oggi pomeriggio nella mia camera da letto, con luce naturale - la poca che arriva nel pomeriggio, e che non vedo mai perché a quell'ora sono sempre al lavoro. Non avevo mai scattato una sessione lì, e sono stata contenta di averlo fatto ora che me ne vado. Lei non era mai stata fotografata, ed è stato un incontro molto bello.

Qui una preview, seguiranno altre.

Grazie M.

(cliccare per ingrandire)


mercoledì 21 agosto 2013

Il congedo

Ci sono cose negli armadi e scatoloni che le aspettano. Mi guardano, nei loro posti giusti e immutati da anni. Ogni giorno cerco di mettere via qualcosa di diverso genere, e credo che il peggio sia quasi finito. Sapete no, la roba che non appassiona, che non ha emozioni attaccate, insomma le cose "di servizio" che però vanno portate via anche loro.
E poi ci sono io, a fine giornata, mezzo sdraiata sul divano, che non ho voglia né forza per tirarmi in piedi e dedicarmi a quelle cose. Passo dal divano al letto, accaldata da una temperatura stranamente di nuovo in aumento. Accendo il mio vecchio Nokia per recuperare un numero che mi serviva, e lentamente scorro tutta la rubrica. Ci sono diversi contatti che non avevo trasferito, un po' per la fretta, un po' perché, dai, quando mai mi servirà questo numero. E mi accorgo che non sto salutando. Che ci sono persone che vorrei rivedere un'ultima volta perché tutto quello che ci riguarda resterà solo qui, a Roma, senza seguirmi a distanza. Mi riprometto di organizzare un caffè, un aperitivo, qualcosa, anche se mi manca il tempo. Restano ormai solo dieci giorni, e c'è una strana energia intorno a me. Una sorta di imprevista elettricità. Una frenata prima della svolta, che serve per prendere la curva e proseguire, ma durante questo rallentamento a cui non avevo pensato, vedo cose che in velocità non era possibile. E' come se tutti si stessero accorgendo di me solo adesso che me ne vado. Ma perché non ti ho "conosciuto" prima? mi dicono. Io sono più aperta, gli altri lo vedono e ricambiano. Chi mi vede andare via e chi mi vede arrivare: l'atteggiamento è lo stesso, a Roma e a Milano.
Solo che ora è come se volessi fermarmi ancora un momento a guardarle, queste cose che sto lasciando. Queste persone che (non) sto salutando e che spero di riuscire a vedere ancora una volta, con quegli occhi che mi stanno così fortemente invidiando, sognanti un po' per me e un po' per se stessi, se magari potessi andarmene anch'io...
Mi sembra un po' come andare in bicicletta in discesa, ma senza freni. Bello, adrenalinico, ma non puoi fermarti, e pare che d'un tratto tutto ti sfugga invece di essere tu a sfuggire dal tutto. Sono stata otto anni e mezzo qui, quanto medie e liceo insieme. Una vita. E ora torno là dove la mia vita è iniziata, per iniziarne una nuova. Ma prima bisogna chiudere bene con questa città che tanto mi ha amareggiato. Riconoscerle i suoi meriti, i regali che mi ha fatto, le possibilità che mi ha offerto, le vite che mi ha fatto incrociare.
Chiedo a questi ultimi dieci giorni di darmi il loro tempo, di non farmelo passare via senza che possa accorgermene. Che mi lascino gli sguardi da cui congedarmi, più che le parole di circostanza o di augurio. Perché sono quelli che mi porterò dietro. Fotografie.