martedì 2 novembre 2010

Scianna bits #2

Dal blog di Barbara Zonzin, alcuni estratti di una sua intervista a Ferdinando Scianna.

D: Con l’avvento del digitale abbiamo vissuto una dilagante diffusione di accessibilità alla produzione di immagini. Alcuni credono che questo abbia abbassato la qualità in generale della fotografia. Lei che ne pensa?

R: L’accessibilità non è il problema. Mi ricordo di quando, con l’arrivo delle macchine con l’esposimetro incorporato e poi automatiche molti si lamentavano che “ormai tutti potevano fare delle fotografie”. La fotografia è sempre stato un artigianato facile, accessibile. Ma anche nelle arti “difficili” i mediocri sono sempre stati la maggioranza. Non è l’accessibilità che fa la differenza. La differenza la fa la comprensione del mondo, la passione per quello che si ama o si odia, la capacità di raccontarlo, la capacità di inventare strumenti adeguati al tempo che stiamo vivendo. Altro che digitale.


D: Con le sue immagini ha esplorato la fotografia in ogni suo campo come la moda, la pubblicità, il reportage, il ritratto, le sfilate. Non è certo il curriculum di un fotografo specializzato, come molti ritengono sia obbligatorio essere. La considera più una forza o una mancanza? Ci sono ancora ambiti che vorrebbe fotografare e non ne ha mai avuto l’occasione?

R: Non ho mai creduto ai generi. Per me un fotografo è uno che guarda cercando di vedere e che cerca di comunicare quello che ha visto. Che fa un fotografo di moda se si trova davanti a un paesaggio che l’emoziona, non fa la foto perché quelle le fanno i paesaggisti? O chiama d’urgenza una modella? Sciocchezze. Non credo ci siano ambiti con i quali non mi sia misurato come fotografo. Non so, forse la fotografia di montagna o quella scientifica, perché sono territori che non frequento. Ma se li frequentassi sono sicuro che mi farebbero scoprire immagini. Certo uno magari fa certe cose meglio di altre. Ma un fotografo è un fotografo.

D: In merito ai contenuti non pensa che questo nostro andare di corsa ci faccia essere sempre più superficiali rendendoci indifferenti?

R: Succede con tutto. Non si può mangiare ogni giorno caviale o sempre fagioli. Non si può fare sesso dieci volte al giorno e averne ancora voglia. Non si possono vedere tragedie e cadaveri ogni giorno e non diventare indifferenti.

D: La quantità di informazioni affolla il web, si può trovare di tutto, anche come rapinare una banca. Semplice esibizionismo o reale necessità?

R: Se uno vuole rapinare una banca magari gli serve. O se vuole suicidarsi. A me serve soprattutto per sapere se uno è ancora vivo. Il Web è come il mondo: c’é tutto, ma poche sono le cose davvero accessibili o che davvero ci servono. Il web è una discarica: c’è merda e ci sono diamanti. Che cosa ti serve? Lo sai cercare? Sapere quello che vuoi è difficile. Imparare a conquistarlo implica sforzo, cultura, disciplina. Chi pensa di poterne fare a meno con il web si sbaglia e sarà sconfitto.