domenica 16 settembre 2012

Milano Film Festival

Milano Film Festival significa scoprire.
Andare a vedere, provare a guardare. Vuol dire ampliarsi, immergersi, dimenticarsi. Ma anche ricordare qualcosa di inconsapevolmente già vissuto, sfiorato, filtrato.
Tante rassegne, poco tempo, necessità di scelta. Ed è qua che, un po' con le recensioni, ma molto con l'istinto, ognuno trova il proprio percorso tra le vie della celluloide.
Anni '80, quando la televisione provò a mangiarsi il cinema - e certamente, in gran parte, ci riuscì; Play it again Woody, con i più famosi film di Allen su grande schermo, spesso nell'immensa diffusione acustica di Parco Sempione. E ancora, lungometraggi, corti, denuncia sociale, Vernixage. E tutto quello che ancora non ho visto, a metà di questa per me spezzata maratona.

Incontri. Con Gabriele Salvatores, parlante a un metro da me. Gli occhi e il sorriso frequente, spontaneo, vero di un uomo che si racconta a una folta platea, spiegando con quelli soprattutto i come e i perchè, ancora più dei cosa. Ciò che accade sul momento, nella magia del qui e ora, di un'improvvisazione, di un cartello pubblicitario al posto giusto ma per caso. Con quello che tutti imparano da tutti, sempre. Con una voglia di credere che forse - amara ironia - appartiene più alla sua generazione che a quella attuale. Una frase su tutte, a proposito dell'impatto annichilente della cultura televisiva berlusconiana: "Ci ha rovinato il gusto."

Con Gianni Amelio, sottile e verace. Uno che sa molto e ammette anche di più. Che non ha mai girato un bacio o una scena di sesso perchè sono gesti talmente intimi che risulterebbero sempre falsi, se filmati. Costruiti, viziati. E che ti parla invece dell'erotismo di film che scoprono più animo che pelle. Che ruba la definizione di regista a Billy Wilder, che sa farti ridere durante una tragedia e ti fa piangere durante una commedia: il regista è colui che finisce un film, con tutte le responsabilità che comporta. E regista è colui che non si limita a mettere in scena, ma che costruisce il film anche nei momenti in cui non fa il regista. Un consiglio su tutti: "Guardate film, ma non solo quelli. Andate alle mostre, ma non solo a quelle. Leggete libri, ma non solo quelli. Incontrate gli altri, cercate il mondo fuori e voletegli bene."

E allora mi sono resa conto proprio di questo: che, nella naturale attrazione umana di platonica memoria per le ombre proiettate nella caverna, il cinema è soprattutto attrazione verso un incontro con gli altri. Paradossale, stando tutti in una sala buia. Ma è proprio questo lasciarsi portare dall'immediatamente prossimo all'impensato lontano, per scoprire che si tratta della stessa cosa. Vista con occhi diversi e raccontata con altre parole, ma è sempre noi. Il cinema è noi e gli altri nello stesso momento. Non è più un'esperienza individuale ma una scoperta di amore.

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