giovedì 7 febbraio 2013

At the movies

In quel piccolo cinema si arrivava sempre un po' in ritardo, scendendo a passi piccoli e affrettati verso il paese. Seguire l'andatura della mamma metteva il fiatone, e l'aria fredda lo rendeva divertente da guardare mentre usciva dalla bocca. Pareva di fumare, e ci si sentiva un po' grandi. Vagamente necessari.
Era inverno anche d'estate, là. Io credo che ogni luogo abbia la sua stagione genetica, un'indole climatica che ne rispecchia i tratti. Persino quando l'erba non era più bianca e le strade erano asciutte, si respirava la stessa aria nevosa dei mesi più freddi.
Al cinema si entrava da una porta di legno a lato della chiesa parrocchiale, in fondo a un breve vicolo stretto tra due alte pareti di pietra. Più di ogni altra cosa ricordo la cordigliera di teste dei bambini seduti davanti a me, e tanto rumore infantile: risa, chiacchiere, movimenti continui. Eravamo sempre in fondo, talvolta in piedi, appoggiati con la schiena alle ginocchia dei genitori. Vedi, ad arrivare in ritardo. 
Per un attimo tutto si spegne, e lo schermo frastagliato inferiormente da quel mare mosso di bambini prende vita.
Titoli di testa.

Incanto.

3 commenti:

  1. vedo che non si usa molto scrivere, commentare... perciò lo faccio come un sussurro: gran bell'affresco. e icona splendida.

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    1. Grazie Efrem, in effetti no, nessuno scrive. E stranamente non avevo ricevuto alcun feedback su questo post, forse troppo personale, ma che a me piace molto. Solo mio fratello, che aveva vissuto con me quel cinema da piccolo, ci si è trovato.

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  2. i millenni dell'infanzia sono come le rovine di certe città antiche,
    splendide ed inutili insieme...
    perché nulla vi può tornare a vivere dentro
    e ancora piene del calore del nostro averle abitate quasi da estranei
    pure se a noi fraterne mura...

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