giovedì 20 giugno 2013

Ok.

Terry Richardson è veramente, profondamente, totalmente americano.
Non ha bisogno di stare lì a raccontarsela, nè a raccontartela. Poche storie, lui è e basta, così come lo vedi. Fa quello per cui viene pagato e lo fa sempre al 100%, anche se cambi idea tre volte di seguito.
Ok è la sua risposta, imperturbabile. Tu sei il cliente, tu ci metti i soldi e tu hai l'ultima parola. Fine.

E' sempre a casa sua, in qualsiasi posto. Sa stare con chiunque, parla di tutto e di niente come se ti conoscesse da sempre. E' facile, aperto, è proprio lì con te. Sa farlo, è un professionista furbo.
Da vero newyorkese, mette il più bell'hip-hop che abbia mai sentito - subito dopo pranzo, quando tutti sono abbioccati dal rigatone ai fiori di zucca. E tu lì a Shazammare ogni pezzo con l'iPhone, mentre corri di qua e di là facendo il tuo lavoro.
Mentre scatta, piegato sulle gambe, ondeggia a tempo di musica. La modella, senza avere l'aria di accorgersene, ondeggia con lui. Tutto è giusto, estremamente fluido.
Flash. Bam, bam, bam. Come in un round di boxe, serrato fino al suono del campanello. Solo allora si vedono le foto - non guarda mai lo schermino per controllare il lavoro. La sua non è la raffica di un pazzo, ma una successione misurata di colpi. Sa cosa fare, quando farlo. Preciso. Spesso tiene la macchina con una mano sola, per minuti interi, senza mai tremare. E non è una compattina, ma una reflex di quelle grosse, con il flash montato su una slitta laterale - non proprio una piuma, come ambaradam.

E mentre lavora, ti fermi un attimo ad assaporare la tua occasione. Lo guardi, con le sue braccia completamente tatuate, il Rolex d'oro, le All Star blu, i jeans. Quest'uomo che sembra quasi un bambino ingrandito. Pensi a tutto quello che ha raccontato di sè attraverso i suoi lavori, il blog, le tante storie di modelle e star - quelle deluse e quelle innamorate. In quel momento tu sei lì, a un passo da quel personaggio tanto chiacchierato, e vedi solo un professionista. Un uomo che fa fotografie. Nè Dio nè il demonio. Al massimo ti dà della sexy italian girl, ed è evidente che per lui è tutto un gioco. Ma anche un gioco serio. E' solo più sfacciato della media, del resto se non lo fosse non sarebbe dove sta.
Alla fine dello shooting gli chiedi una foto insieme. Sure. Ti abbraccia, monta su la sua posa standard con il pollice alzato.

Sorride.

Ci salutiamo.
- See you next time then!
- There won't probably be any next time, Terry. I'm quitting my job, this is my last shoot.
- No matter. See you next time. You never know.

Già. You never know. Probabilmente è questa la sua forza: l'imprevedibile.
Poi guardi quella foto, e anche il ritratto che gli hai fatto poco prima against a white wall, il suo elemento, con addosso una collana da milioni di euro. Guardi quel sorriso, quei pollici, quel modo. E vedi un amore strano, in tutto questo. Come se fosse più quello che manca di quello che resta. Ciò che appare privo di complessità ne cela una sotterranea. Dura poco, il tempo di un click, ma se la sai vedere c'è.
Lui aspetta, fermo lì davanti a te, il compiersi dell'ennesimo rituale di sè.
Non ti dà niente di più e niente di meno.
La sua risposta è sempre, comunque, ok.

Terry Richardson wearing vintage Bulgari, shot by me with iPhone

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