mercoledì 11 settembre 2013

Il lungo tempo del corto

Scrivere una storia su (...). 
E' questa la frase che ricorre più spesso tra le note che aggiungo ogni giorno sul telefono, durante e dopo le proiezioni dei corti del Milano Film Festival. Tra appartamenti da visitare, pratiche burocratiche da espletare, lavori da presentare (sì, di già!), relazioni sociali da coltivare e chi più ne ha più ne metta, il momento più bello in assoluto della mia nuova vita è quello in cui chiudo tutto il resto fuori e mi siedo nella sala Scatola Magica del Teatro Strehler, alle ore 15:00 di ogni giorno.


Ci resto più o meno fino alle sei e mezza-sette, quando ne esco - il più delle volte fulminata d'idee per prossimi ambiziosi progetti. E' il primo anno che posso permettermi tali orari e continuità al MFF, e sono stata completamente colta di sorpresa da quanto fertile sia per me questo terreno. Continuo ad appuntarmi cose, assorbo stimoli come una spugna. Mi è chiaro come il cinema sia la sola arte in grado di far confluire nello stesso prodotto immagine, parola e suono, tutte cose che m'interessano moltissimo e che prese da sole non mi bastano mai.
Per me è letteralmente una "scatola magica", quella dello Strehler. Lì dentro vengono proiettate le fantasie, le follie, le ossessioni, i ricordi, le passioni, le denunce, i mondi di quelli che hanno capito le potenzialità del mezzo cinematografico: la loro voglia, anzi il loro bisogno assoluto di raccontare storie che li riguardino, più o meno direttamente. Non c'è cosa che non possa essere espressa, e i modi sono infiniti. Io sono totalmente presa all'amo da tutto questo, tanto che il solo pensiero che con questa settimana finisca il "rito dei corti" mi fa venire le crisi d'astinenza in anticipo. Per me sono pillole a lento rilascio, ne avverto gli effetti benefici anche dopo essere uscita dalla sala.
Mi rendo conto che il Festival nelle fasce pomeridiane sia un privilegio per pochi, anche a giudicare dalle presenze in sala. Inizio a riconoscere alcuni volti, siamo un po' sempre gli stessi a cui ogni tanto si aggiunge qualche altro gruppetto. Il tipo che stacca i biglietti all'entrata della Scatola Magica, vedendomi sempre, mi chiede ogni volta qualcosa di me e dice cose superflue pur di trattenermi un po' lì con lui. E cosa dire del tempo settembrino di Milano? Un piacevole torpore mi accoglie all'uscita, dove c'è sempre un dj-set che suona per i cinefili sparsi sulla scalinata dello Streheler, birretta alla mano. Io me ne sto un po' seduta sulle casse di legno lì intorno, assaporo l'atmosfera, libero la mente, raccolgo le idee. Poi riprendo la mia bicicletta e torno verso casa, con il sole in faccia. La lunga curva di Foro Bonaparte apre a squarci di luce abbaglianti e improvvisi, tanto che a volte devo farmi ombra agli occhi con la mano per vedere la strada. A tratti mi fermo, scatto una foto, scrivo un pensiero. Incido momenti, accolgo la loro scia.
Quello del Film Festival è il primo grande regalo che mi sono fatta lasciando la mia vecchia vita. Tempo, tempo, tempo: la sola vera ricchezza di cui possiamo e dobbiamo disporre.

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