sabato 24 settembre 2011

Sull'artista

L'unica missione di chi prova a fare "arte" dovrebbe essere quella di scollarsi dalla mediocrità e dall'omologazione stordita e incosciente del pubblico. Nella migliore delle ipotesi questo porterà anche gli altri a saper vedere oltre, ma è solo una (neanche così certa) conseguenza e non una causa efficiente. L'artista non opera per elevare le masse, ma al contrario è prima di tutto un essere egoista; gli si deve persino perdonare una certa arroganza, perchè in qualche modo si finirà comunque per dargli ragione o, se non altro, per capirlo. E' più che altro una questione di tempo e di evoluzione culturale - il che spesso tramuta la missione dell'artista in una vera e propria lotta sul filo di una penna, di un pennello, di una pellicola, etc. Onestamente non so se io abbia il coraggio di credere nell'elevazione (o ricostruzione, se guardo all'Italia di oggi) della cultura di massa, ma ci provo perchè sono troppo insofferente per accettare il contrario. In sostanza, esercito una forza in virtù di una debolezza.

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About the artist

The sole mission of those who try to make "art" should be to try coming unstuck from the mediocrity and the numb and unconscious standardization of the public. At best this will lead others to be able to look beyond, but this is only a (possible) consequence and not an efficient cause. The artist doesn't work to raise the masses, but instead is first of all a selfish person to whom should even be forgiven a certain arrogance, because somehow people will end up agreeing with him or, at least, understand him. It's most of all a matter of time and cultural evolution - which often transforms the artist's mission in a real struggle on the edge of a pen, a brush, a film, etc. I honestly don't know if I have the courage to believe in the elevation (or reconstruction, if I look at Italy nowadays) of mass culture, but I try because I'm too intolerant to accept otherwise. Essentially, I exercise a strength by virtue of a weakness.

2 commenti:

  1. Rispondo/apporto con una citazione da un libro che ho letto quest'estate in spiaggia (belle letture che mi faccio...):

    "Nessuno scrittore, specie all'inizio della sua carriera, può evitare di venire influenzato dalla qualità del pubblico a cui si rivolge; e il giovane romanziere potrebbe chiedersi a che gli servono esperienza e meditazione, quando il suo lettore è incapace di coglierle entrambe. La risposta è che non potrà mai dare il meglio di sé finché non smette del tutto di penare ai suoi lettori e incomincia a scrivere non per se stesso, ma per quell'altro se stesso con il quale l'artista che crea è sempre in misteriosa corrispondenza, e che, per fortuna, ha una sua oggettiva presenza da qualche parte, e un giorno o l'altro riceverà il messaggio inviatogli anche se il mittente potrebbe non saperlo mai."

    (da "Scrivere narrativa" di Edith Wharton, Pratiche Editrice)

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  2. Meravigliosa. Grazie, lo leggerò.

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