Luglio 2010, TPW con Settimio. Tra i suoi sette "tizi capitali" c'è anche lui, Mario Zanaria alias Zamario. Apro il suo portfolio e capisco subito di trovarmi davanti a qualcosa che mi piace - e manco poco. C'è più d'una di quelle che io chiamo foto degne di questo nome, che rispondono a un mio personale criterio: dopo averle viste, non posso più vivere senza, perchè mi s'incastonano dentro per qualche ragione e lì rimangono, magari scorrendo su piani mobili per sistemarsi laddove la mia maturazione visiva trasla con il passare del tempo.
Non avevo mai pensato di posare per lui: è un'idea che non ha più di una settimana di età e, come tutte le migliori intuizioni, ha trovato immediata realizzazione. L'aspetto curioso è che in realtà nello stesso momento gli ho chiesto di partecipare a sua volta al mio progetto di ritratto. Within numero cinque, dunque. Ma facciamo un passo indietro. Posare per Mario è stata un'esperienza di elettrizzante serenità: divertente, giocosa ma al tempo stesso dal respiro pieno e profondo. Un tessuto di trasparente familiarità impunturato di tanti momenti rivelatori, a sfociare ogni tanto in un'asola dal piglio più deciso.
Finita la sessione di lui a me, è iniziata quella di me a lui. Ciò che ho sperimentato questa volta è stata la sensazione di essere al contempo dietro e davanti all'obiettivo: il fatto di essere appena stata ritratta da lui ha fatto in modo che la demarcazione tra soggetto e oggetto subisse una specie di annacquamento. La natura del mio progetto, peraltro, ha proprio a che fare con il contatto, che in questo caso ha assunto una veste del tutto inedita rispetto ai precedenti. Anche quando avevo scattato Sinapsi - il secondo del progetto - c'era stata una sessione fotografica reciproca, ma il tipo di avvicinamento era stato diverso, cosa che si è infatti riflessa nella foto che ho scelto. Quelle a Mario devo ancora svilupparle, ma anche in questo caso penso di sapere già quale selezionerò. Intanto, questo è l'ultimo scatto della giornata, che mi piace in modo particolare perchè racconta la gioia che in quell'occasione ho riscoperto nel fotografare senza pensieri. Era tanto che non mi vedevo così.
Per chiudere, una segnalazione fresca di giornata: la mostra di Mario, che inaugura il 16 settembre alla galleria Bluorg di Bari e che potrete visitare fino al 16 ottobre.
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July 2010, TPW workshop with Settimio. Among the "seven deadly dudes" of the class there is also Mario Zanaria, aka Zamario.
As I opened his portfolio I immediately realized I was looking at something I liked - a lot, indeed. There were several of those pictures that I consider worth of this name, meeting a personal criteria: after having seen them, I can not live without them, as they set themselves somewhere inside and remain there for some reason, maybe sliding on mobile plans according to where my visual maturation translates over time.
I had never thought to pose for him, it's an idea not older than a week and, like all the best intuitions, it was immediately accomplished. Funnily, when I accepted to pose I also asked him to participate in turn to my portrait project. Face number five, then. But let's step back. Posing for Mario has been an experience of thrilling serenity: fun, playful, but at the same time a full and deep breath. A fabric made of sincere familiarity, stitched with many revealing moments and ending every now and then into more resolute buttonholes.
After his photo session to me, I began mine to him. What I experienced this time is the feeling of being both behind and in front of the lens: having been just portrayed by him, I felt like the demarcation between subject and object was sort of diluted. The nature of my project, however, is about creating a contact, which in this case had a different guise from the past. Even when I had shot Sinapsi - the second subject of my project - it had been a reciprocal photo session, but the approach was very different - and it shows in the photo I chose then. Those of Mario have yet to be developed, but also in this case I think I already know which one I will select.
Meanwhile, this is the last shot of the day and I particularly like it because it tells the joy I rediscovered on that occasion by shooting without thoughts. It's been a while since I haven't seen myself like that.
Finally, a fresh recommendation: Mario's exhibition, which opens Sept. 16 at the Bluorg Gallery in Bari, and that can be visited until Oct. 16.
che belli che siete.
RispondiEliminaarmonici.