mercoledì 1 febbraio 2012

Within #18

Quella macchina è troppo nera per te.
Lo so, io odio il nero.
Appunto. Dovresti usarne una un po' vecchia, sai, di quelle che hanno una parte cromata... Anzi, neanche: dovresti usare una di quelle in cui guardi nel pozzetto, una Rollei. Perchè questa qui invece a un certo punto devi mettertela davanti alla faccia, coprirti, e...
... e io detesto staccare il contatto, dover andare dietro la macchina. Mi fa proprio incazzare!
Eh sì, si vede.

Quello in corsivo è Toni Thorimbert, nelle parole che mi ha detto non appena ho alzato la macchina fotografica verso di lui, all'inizio della sessione per Within. Senza dubbio il soggetto che mi ha messo più in crisi di tutti - ma lo sapevo, del resto non è una di quelle persone che passano senza lasciare segni. Feci con lui un workshop di ritratto lo scorso anno e ricordo bene quello che mi disse e il modo in cui mi fece sentire, e stavolta è stato lo stesso. Solo che dall'altra parte dell'obiettivo oggi c'era lui e tutt'intorno Protection dei Massive Attack.
Scatto i primi tre rulli, ma potrebbe averlo fatto chiunque: non sono male, ma la foto non esce, perchè non esco io. M'incalza, il tempo scorre. Aspetta che faccia quello che dovrei, ma io sono come bloccata a tre scatti dalla fine del terzo rullo. Lo finisco, perchè voglio ricominciare. Mi parla a lungo, articola un paio di metafore molto azzeccate, tocca due-tre corde fondamentali, ammetto due-tre verità su di me. Parole chiave, e si ricomincia. Nei due rulli che seguono c'è l'inizio di qualcosa che svilupperò nei miei prossimi progetti, qualunque essi siano. Perchè oggi concludo questo - l'ho pensato non appena sono uscita dallo studio. Magari in futuro lo riprenderò, non lo so. Ora ho bisogno di fermarmi un momento e lasciare che queste cose si siedano sulla mia pelle. Ce ne sono altre che voglio e devo fare per me stessa, prima di riprendere la macchina in mano. O anche continuando a tenerla in mano, ma ritrovando uno spirito che si è perso in me da tanto, troppo tempo.
M'incammino verso Corso Sempione con la mia immancabile musica nelle orecchie e, mentre mi esce fiato fumoso nell'aria gelida, guardo in faccia la neve che mi accarezza cadendo, leggera.

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